SPECIALE BATMAN ARKHAM, ovvero QUANTO È BELLO ESSERE IL CAVALIERE OSCURO.

SPECIALE BATMAN ARKHAM,
ovvero QUANTO È BELLO ESSERE IL CAVALIERE OSCURO.
di Luca Catenacci

Mancano poche ore all’uscita dell’attesissimo Batman Arkham Knight, capitolo conclusivo della trilogia firmata Rocksteady Studios dedicata al nostro Uomo Pipistrello preferito, iniziata con l’ottimo Batman Arkham Asylum e proseguita con il superbo Arkham City.
Con questo speciale torneremo un po’ indietro nel tempo per analizzare i primi due capitoli della saga e il loro meritato successo, soffermandoci inoltre sul magnifico prequel Batman Arkham Origins e sul suo discreto mini seguito Blackgate, i quali, pur non essendo stati sviluppati dalla Rocksteady, sono riusciti a risultare dei prodotti molto interessanti. 

In un periodo in cui l’Uomo Pipistrello stava tornando ad essere il supereroe amato da tutti grazie al magistrale lavoro svolto da Christopher Nolan nei primi due film della trilogia de Il Cavaliere Oscuro (Batman Begins (2005) e Il Cavaliere Oscuro (2008)), la Rocksteady Studios decise di produrre un videogioco dedicato a questo universo: Batman: Arkham Asylum.

La Rocksteady all’epoca era un’azienda britannica giovane (fondata nel 2004) che prima di cimentarsi nella trilogia Batman Arkham aveva sviluppato solo un videogioco, Urban Chaos: Squadra Antisommossa (2006), uno sparatutto di discreta fattura.
Vista, appunto, la scarsa esperienza di questi sviluppatori nel mondo videoludico, nessuno avrebbe mai potuto immaginare che Arkham Asylum sarebbe diventato uno degli action-adventure più importanti della generazione, rivoluzionando addirittura il sistema di combattimento grazie al dinamico e nuovissimo Free Flow Combat: ideato dalla Rocksteady stessa, tale sistema permette di ottenere delle combo veloci e molto spettacolari grazie alla pressione di due soli tasti. Questo sistema verrà poi ripreso da più titoli, come Captain America: il Super Soldato e Il Signore degli Anelli: L’ombra di Mordor. L’introduzione di questo nuovo combat system permise ai videogiocatori un’immedesimazione senza precedenti.

Il 28 agosto 2009 uscì Batman: Arkham Asylum e il successo fu totale. La gente era ormai abituata a tie-in mediocri o scarsi (basti pensare ai giochi creati su Spider-Man, sugli X-Men, Beowulf, o Indiana Jones), ma per la prima volta ci si trovava di fronte ad un gioco su licenza fatto come si deve: con amore e passione nei confronti del personaggio, del fumetto e dei fan che da tanto aspettavano un’opera di questo impatto su tutti i fronti, grafica, gameplay, trama, personaggi, comparto sonoro e soprattutto fanservice. Un gioco in grado di mescolare in modo molto saggio la atmosfere dei film più importanti sul Cavaliere Oscuro con il mondo dei fumetti. La trama di questo primo capitolo forse non era eccezionale, ma utilizzava un pretesto intelligente: facendo prendere a Joker il controllo del manicomio di Arkham si riuscì a costruire una buona storia che permetteva al giocatore di muoversi in un mondo abbastanza grande alternando spazi aperti a spazi chiusi e di poter incontrare e affrontare alcuni dei più famosi villain di questo universo.
La libertà era totale, sia per quanto riguardava l’esplorazione (con enigmi e trabocchetti dell’Enigmista da scovare) sia per il gameplay che mescolava in modo molto efficace e intelligente fasi stealth con fasi di combattimento, il tutto avendo a disposizione un quantità di gadget impressionante (il rampino, i fedeli Batarang, il Bat-artiglio, il gel esplosivo…). Come se non bastasse, oltre alla storia principale, la Rocksteady creò anche delle mappe sfida di combattimento e stealth, giocabili con Batman o (esclusivamente su PS3) con il fantastico Joker, le quali allungavano di non poco la già ottima longevità del titolo (solitamente uno dei fattori peggiori nei tie-in). Per chi avesse giocato anche a Batman Begins (adattamento videoludioco dell’omonimo film, uscito nel 2005 per ps2, GameCube e Xbox sviluppato da Eurocom e prodotto dalla EA) avrà notato come questo titolo fosse la versione estremamente grezza di Arkham Asylum, soprattutto per quanto concerne le fasi stealth.
Lo stesso team di sviluppo ha ammesso che la mancanza di aspettative ha aiutato a sorprendere i giocatori; ma oltre a tutti i pregi già citati, ciò che stupisce è come viene dipinto il Cavaliere Oscuro all’interno del gioco, immergendo il videogiocatore nella psiche del protagonista con scene e momenti nella quale si mettono in risalto le sue debolezze e i suoi punti forza; su questa questione aveva infatti dichiarato Sefton Hill, game director del progetto: “Avere un personaggio incredibilmente potente, ma allo stesso tempo estremamente vulnerabile, è una delle meccaniche che funzionano di più in un gioco. È la chiave per capire chi è Batman”.
Inoltre, per la prima volta si offriva in un videogioco dedicato al Cavaliere di Gotham una forte componente investigativa, ulteriore aspetto importante nella figura dell’Uomo Pipistrello. Batman: Arkham Asylum aveva dettato legge su tutti i futuri titoli su licenza… o perlomeno fino all’uscita del suo seguito: Batman: Arkham City.

“Formula che vince non si cambia”… ma si migliora! Questo è ciò che è successo con il secondo capitolo nel 2011. Con Batman: Arkham City ogni minimo aspetto è stato preso e migliorato; un po’ come successe con Portal e Portal 2, anche qui viene da pensare che il primo capitolo sia stato quasi un esperimento per verificare il gradimento dei videogiocatori. La trama di questo seguito si infittisce diventando molto longeva e profonda fino ad esplodere in uno dei finali più belli nella storia dei videogiochi; i personaggi si triplicano (permettendo di vestire i panni anche dell’affascinante Catwoman per alcune missioni collegate alla storia principale) e ciascuno di essi viene approfondito maggiormente rispetto al passato; inoltre, gli scontri con i boss vengono diversificati risultando incredibilmente vari, il gameplay viene migliorato con nuove mosse e nuovi gadget che permettono un sistema di combattimento più fluido e un’esplorazione più veloce; il sistema grafico è capace di offrire un’ intera frazione di Gotham City fedelmente riprodotta e dettagliata, con un’enorme quantitativo di segreti e quest secondarie interessanti. Infine, le musiche eccezionali riescono a coinvolgere il videogiocatore in questo universo grazie ad un epico tema principale e altri brani che sembrano provenire direttamente dai film di Tim Burton e Christopher Nolan.

Passiamo ora a Batman: Arkham Origins, prequel uscito nel 2013 come “tappabuchi”, visti i quattro lunghi anni che avrebbero separato Arkham City da Arkham Knight (2015). Sviluppato dalla Warner Bros. Montreal, questo titolo non si rivelò affatto solo un riempitivo, ma un videogioco con una trama cupa e molto intima, capace di far luce e caratterizzare perfettamente ogni singolo personaggio (menzione d’onore al Joker, uno dei più folli, affascinanti e malsani di tutti i tempi). Il gameplay venne ancora leggermente migliorato (soprattutto grazie ai nuovi gadget e a combattimenti con i boss sempre più diversificati) e tutti i filmati avevano un’ intensità pari alle migliori cut-scene del capitolo precedente . Anche in questo titolo il fanservice non è stato da meno e le sezioni investigative sono state elevate all’ennesima potenza con tanto di ricostruzioni grafiche di omicidi e incidenti.
L’ultimo gioco uscito all’interno di questa saga è Batman: Arkham Origins Blackgate (2013-psVita e Nintendo 3DS; 2014-Ps3, Xbox 360, PC e WiiU) sviluppato da Armature Studio. Questo nuovo capitolo ha provato a cambiare le meccaniche per adattarle alle console portatili, modificando il gameplay della serie in 2.5D. Una scelta sicuramente interessante che però non riuscì a centrare pienamente il bersaglio, in quanto limitava di molto il gameplay . E in una saga che aveva fatto della libertà d’azione il suo punto di forza, tali limitazioni non potevano che risultare quantomeno paradossali. In definitiva, il gioco risultò essere un titolo breve, con una narrativa dimenticabile e un infinito (e straziante) backtracking.
Interessanti invece alcuni scontri con i boss, che offrivano più trovate curiose in termini di gameplay; basta confrontare lo scontro con Deadshot in Arkham Origins (piuttosto banale) con quello di Blackgate per accorgersi di come, almeno sotto questo aspetto, gli sviluppatori abbiano lavorato nella direzione giusta.
Ma nonostante questo, il mancato dialogo tra novità e tradizione nel gameplay lo hanno reso un titolo piuttosto trascurabile, sicuramente il peggiore della saga.

Non ci resta che attendere ancora poche ore per vedere come si concluderà questa magnifica saga dedicata al Cavaliere Oscuro; intanto la stampa internazionale, che ha già avuto l’onore di recensirlo, valuta Batman: Arkham Knight con un punteggio che si aggira attorno ai 9/10: una notizia stupenda.
BE THE BATMAN.

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