Intervista a Stefano Bollani

Il Trieste Science+Fiction Festival torna ad ospitare, come nel 2015, la cerimonia di consegna del premio Méliès d’or, vero e proprio Oscar del cinema fantastico europeo, trasformando nuovamente la città nella Capitale Europea del Cinema Fantastico. A illuminare la notte della cerimonia dei Méliès d’or – venerdì 3 novembre al Politeama Rossetti – sarà la musica del maestro Stefano Bollani, tra i più importanti pianisti jazz del mondo. Nelle opere di Bollani, grande appassionato di fantascienza, il tema degli alieni è ricorrente, dall’album Arrivano gli alieni al recente libro Dialogo tra alieni. Da qui è nata l’idea di chiedere a lui di sonorizzare dal vivo un programma di film del cinema delle origini, tra classici, sorprese e simboli del cinema fantastico italiano ed europeo.

Come è nata la tua passione per la fantascienza?
È una domanda che non mi sono mai fatto. Il primo film di fantascienza che ha colpito la mia immaginazione è stato Il pianeta proibito con Leslie Nielsen, un film meraviglioso in cui il mostro, l’alieno, l’ignoto e la minaccia sono partoriti dalla mente dello scienziato. Un colpo di scena completamente inaspettato.

Chi sono per te gli alieni?
Gli alieni sono, come ne Il pianeta proibito, un parto della nostra stessa mente. Sono il nostro modo di immaginare esseri con cui siamo entrati in contatto, che vivono su un piano diverso dal nostro. Mi interessa non tanto l’ufologia quanto l’indagine filosofica del concetto. Trovo interessante il fatto di proiettare all’esterno ciò che di noi non capiamo, per cercare di entrarci in contatto e dialogarci. I miti dell’antica Grecia richiamano questo atteggiamento. Sono creature aliene perché diverse, ci servono a capire qualcosa di noi. Sono la dea della rabbia o della caccia, caratteristiche che abbiamo dentro. Oggi gli alieni sono un po’ spersonalizzati, ma in definitiva sono la stessa cosa: un tentativo di scendere a patti con le parti di noi stessi che non comprendiamo.

Quale rapporto c’è tra la fantascienza e il jazz?
Il rapporto è immediato. Nei film di fantascienza, quando si cerca di comunicare con una specie aliena, il passaggio obbligato è quello della musica. Spielberg ci ha deliziato con le cinque note di Incontri ravvicinati del terzo tipo, ma anche in Mars Attacks! e in un certo senso in Arrival il linguaggio verbale non è la possibilità migliore per comunicare con l’alieno. Dobbiamo rifarci alla musica, a linguaggi universali e “cosmici”. La musica è un tentativo di andare oltre il linguaggio per disegnare un’emozione.

Viene da qui la tua fascinazione per le sonorizzazioni dei film delle origini?
Amo molto i vecchi film dove non c’è bisogno di parlare, dove tutto è raccontato in maniera diversa. E mi piace il cinema che lo fa tutt’ora. Sicuramente mi è rimasto un amore per il cinema muto perché usa altri linguaggi. La sonorizzazione mi permette di fare un duetto con un altro artista che segue un copione preciso. È meraviglioso! Posso improvvisare sapendo che Buster Keaton farà cadere quel mattone sempre in quello stesso momento!

Quali sono i tuoi libri e film di fantascienza preferiti?

Uno dei miei autori preferiti è Kurt Vonnegut. Le sirene di Titano è un testo meraviglioso perché Vonnegut aveva capito che parlare del futuro o di un altro pianeta non è solo una metafora di quello che ci accade, ma è davvero ciò che ci sta accadendo. Anche molti film di fantascienza, penso a Dark City così come all’Invasione degli ultracorpi, sono delle grandi metafore. Un altro esempio è Essi vivono. La situazione in cui apri gli occhi e cominci a vedere i messaggi occulti nascosti nella pubblicità, a notare che le persone intorno a te non sono della tua stessa specie, perché hanno altri presupposti: per esempio mancano di empatia, come i broker, i banchieri, i potenti della Terra… Quindi, Kurt Vonnegut per primo, ma Philip Dick per secondo, perché entrambi usano la fantascienza per raccontare delle cose molto precise, così come Tom Robbins. E poi c’è la Guida galattica per gli autostoppisti, un libro meraviglioso di Douglas Adams: con la scusa della distruzione del pianeta Terra e di mandare il povero protagonista in giro per la galassia, ci racconta la società che avremmo potuto sviluppare. È il punto di vista dell’alieno che ci guarda da fuori e ci fa delle domande base. Cito ancora un film poco visto, Omicron di Ugo Gregoretti, che rappresenta il caso dell’alieno tra di noi. Mi piace l’idea che finché non conosce la rabbia non ha bisogno di parlare. È un’idea che chiude il cerchio con quello che dicevo all’inizio: la parola è uno strumento pericoloso che incide più della spada.

FANTABOLLANI: venerdì 3 novembre al Politeama Rossetti, nella notte degli Oscar del cinema fantastico europeo – la 21a Méliès d’or Ceremony – Stefano Bollani sarà ospite d’eccezione del TS+FF, con un programma unico: sonorizzazioni di film classici, sorprese e simboli del grande cinema fantastico europeo delle origini. Una scaletta disegnata assieme agli organizzatori del festival della fantascienza di Trieste.
Il prezzo dei biglietti è di
▶ €15 per gli accreditati del TS+FF (biglietto del concerto acquistabile esclusivamente assieme all’accredito)
▶ €20 per gli abbonati de Il Rossetti (biglietto acquistabile esclusivamente presso le casse del Politeama Rossetti)
▶ €30 prezzo intero

I biglietti a prezzo intero sono acquistabili online su Vivaticket, alle casse del Politeama Rossetti e in tutte le rivendite autorizzate del circuito Vivaticket.

Il lungo viaggio verso il Pianeta Ombra

Premio Urania d’argento Sergio Martino