Martedì 29 ottobre – Domenica 3 novembre | Politeama Rossetti | Ingresso Libero

È Jacopo Starace quest’anno ad illustrare il festival. Il fumettista più giovane di sempre, col suo stile immaginifico, ci regala un manifesto sospeso tra sogno e utopia, con echi che rimandano al Giudizio Universale di Michelangelo e ai mondi di Moebius:

“La mia idea di fantascienza racconta l’evoluzione dei luoghi d’incontro e di aggregazione. Se in passato abbiamo avuto Horti, Salotti e Café, oggi immagino un grande convivio informatico in cui la coscienza collettiva dà origine alla “grande rete”, zona di conoscenza e libertà ma anche di dubbio e menzogna. I nostri apparecchi spalancano finestrelle luminose da cui assorbiamo un nettare mediatico gustoso ma a quale prezzo? Informazioni di ogni genere riposano con noi nel nostro nido di comfort, in attesa di essere assimilate e riproposte ad altre persone in una continua esplosione di incontri e scontri ideologici, tale e quale al big bang universale.
Che sia questo incontro un nuovo inizio glorioso, un nuovo step evolutivo per il grande cervello? Oppure il principio di una prima grande glaciazione informatica?”

Ma questo convivio fantascientifico non è altro che una delle molte rappresentazioni dell’universo interno dell’autore, quasi contemplativo, che richiama momenti nostalgici soprattutto legati all’infanzia, per sua stessa ammissione. è proprio questa sua poetica personale di ingenua curiosità che ci accompagna in un universo visionario composto da ricerche e attese, di curiosità e scoperte. Ogni immagine è la cristallizzazione di un attimo che introduce a qualcosa che andrà a scatenarsi di lì a poco, in un vortice nel momento in cui la realtà incontra i sogni in un vortice di meraviglia: di fronte ad essi si sente subito il frinire delle cicale, il ronzio estivo delle luci al neon e il suono ovattato di quando si immerge la testa nell’acqua.
I suoi disegni hanno la capacità di bloccare il tempo in una crisalide di colori di primo acchito malinconici ma che regalano poi la saldezza e potenza di un ricordo che rivive nel presente, dentro al quale ci si rifugiare solo chiudendo la porta della propria cameretta.